Le 3 Sorelle

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17/03/2025

Al liceo Einstein di Torino le parole di Roberto Vecchioni sono ancora più forti. Il cantante, ma anche professore, ieri è stato accolto in via Pacini da un’aula magna strapiena di ragazzi, docenti, genitori e dirigenti. L’occasione era la presentazione del libro “Nel vostro nome”, scritto da tre classi terze sulla vita e il destino di venti donne ebree torinesi, arrestate e in parte deportate ad Auschwitz. Storie dimenticate da tempo, che i ragazzi hanno riportato in vita cercandone le tracce negli archivi della città. Il progetto, raccolto nel bando Siae “Nuovi testimoni, cittadini attivi”, prevedeva un viaggio con il Treno della Memoria e una restituzione in forma scritta. Il professore Vecchioni, allertato da un genitore, se n’è innamorato. Maglione, occhiali arancioni e una cartella nera in mano: le vesti di cantante restano fuori dalla porta. «Sono 55 anni che entro nelle classi. E ogni volta ho un colpo al cuore. Vedo i ragazzi e mi dico: se il mondo fosse come vogliono loro, di certo sarebbe un posto migliore. Qui avete fatto una gran bella cosa».

L’articolo integrale di Chiara Comai è su La Stampa - Torino

16/02/2025

Keanu Charles Reeves si è perso i primi 20 minuti della festa dedicata alla fine delle riprese del suo nuovo film, in uno dei club di New York.
Ha aspettato pazientemente sotto la pioggia per essere fatto entrare. Nessuno lo ha riconosciuto.

Il proprietario del club ha dichiarato:
"Non sapevo nemmeno che Keanu fosse sotto la pioggia in attesa di entrare – non ha detto niente a nessuno."

Keanu è noto per la sua umiltà e semplicità:

Viaggia con i mezzi pubblici.

Comunica facilmente con i senzatetto per strada e li aiuta.

Ha solo 56 anni (nato il 2 settembre 1964), ma è rimasto una persona straordinariamente autentica.

Può mangiare un hot dog in un parco, seduto tra persone comuni.

Dopo aver girato uno dei film di Matrix, ha regalato una motocicletta nuova a ciascuno degli stuntman, in segno di riconoscimento per la loro abilità e il loro impegno.

Ha rinunciato a una parte significativa del suo compenso per finanziare gli stipendi di costumisti e tecnici degli effetti speciali in Matrix, ritenendo che il loro contributo fosse sottovalutato.

Per il film L’avvocato del diavolo, ha accettato di ridurre la sua parcella per permettere alla produzione di coinvolgere Al Pacino.

Keanu ha affrontato tragedie personali immense:

La morte del suo migliore amico.

La perdita del figlio della sua compagna, seguita dalla morte di lei in un incidente stradale.

La leucemia di sua sorella.

Nonostante tutto, non si è mai arreso. Ha donato 5 milioni di dollari alla clinica che curava sua sorella, ha sospeso il lavoro per starle vicino e ha creato una fondazione per la lotta alla leucemia, donando regolarmente una parte significativa dei suoi guadagni.

Essere uomini si può nascere, ma restarlo... è una scelta.

16/02/2025
08/10/2024
18/08/2024

“Un turista italiano entrò in una stazione della metro a Stoccolma, capitale della Svezia. Lì, notò che, tra i tornelli di accesso normali e comuni, ce n’era uno che dava il libero passaggio. Chiese allora alla venditrice di biglietti perché in quel tornello si consentisse di passare liberamente senza guardia giurata nelle vicinanze.
La signora gli spiegò che era destinato a persone che, per qualche motivo, non avevano soldi per pagare il biglietto. Lui rimase incredulo, e non poté non farle la domanda che, per lui, era ovvia:

– E se la persona avesse i soldi ma semplicemente non volesse pagare?

La bigliettaia con un sorriso di sorprendente purezza gli rispose:

– Ma perché dovrebbe farlo?

Incapace di rispondere, l’ingegnere pagò il biglietto ed è andò al tornello, seguito da una folla che aveva regolarmente pagato il biglietto.
Il tornello fu lasciato vuoto.
L’onestà è uno dei valori più liberatori che un popolo possa avere. Un’azienda che riesce a trasformare questo valore in qualcosa di naturale si trova senza dubbio in uno stato di maggiore sviluppo. Questa è educazione… Coltivate questo valore e trasmettetelo ai vostri figli, nipoti, studenti, società.
Il tuo mondo cambia quando cambi tu. Non usiamo pratiche fraudolente, misfatti, corruzione..
Facciamo dell’onestà e della buona fede un’abitudine.”

Piero Marco Pizzi

08/08/2024

Lei è Bobbi Gibb. Quando fece domanda per correre la maratona di Boston nel 1966, la rifiutarono con questo ragionamento:

"Le donne non sono fisiologicamente capaci di correre una maratona e non possiamo assumercene la responsabilità."

Così, quasi 60 anni fa, il giorno della maratona, Bobbi Gibb si nascondeva tra i cespugli e aspettava l'inizio della corsa. Quando circa la metà dei corridori furono passati, lei si lanciò nella corsa. Indossava i bermuda di suo fratello, un paio di scarpe da ginnastica da ragazzo, un costume da bagno e un maglione. Alla fine, Gibb cominciò a sentirsi surriscaldata, ma non si tolse la felpa.

"Sapevo che se mi avessero visto avrebbero cercato di fermarmi", ha detto. - Pensava addirittura che potessi essere arrestata.

Non ci volle molto perché gli altri corridori scoprissero che non era un altro uomo. Gibb si aspettava che la portassero fuori strada o chiamassero la polizia. Invece gli altri corridori le dissero che se qualcuno avesse tentato di interrompere la sua corsa, gli avrebbero posto fine.

Sentendosi finalmente al sicuro, Gibb si tolse il maglione. Non appena è stato chiaro che a correre la maratona era una donna, il pubblico ha reagito, non con rabbia ma con pura gioia. Gli uomini applaudirono. Le donne piangevano. Quando raggiunse il Wellesley College, la notizia della corsa si era diffusa e le studentesse la stavano aspettando, saltando e urlando.

Il governatore del Massachusetts l'ha incontrata al traguardo e le ha stretto la mano. La prima donna a correre una maratona era finita con una medaglia!

Bobbi Gibb è tuttora una leggenda dello sport agonistico femminile.

08/08/2024

L’immagine più bella di queste Olimpiadi è questa. Questa. Questa di Novak Djokovic che piange abbraccia e stringe la figlia.
È una immagine di una potenza assoluta.
Ho visto la partita disputata tra lo spagnolo Carlos Alcaraz e Djokovic. E vi prego inginocchiatevi dinanzi a questo gigante del tennis. Dinanzi a questa leggenda.
“Per me è importante - aveva detto a Fabio Fazio - visualizzare che sei il vincitore della partita”.
Perché Novak lo sa che la testa può tutto.
Che la testa gioca tutto. Che le cose bisogna visualizzarle e poi andarsele a prendere. Un match lunghissimo, una battaglia durata quasi tre ore.
Con passaggi che a ogni momento lasciavano con il fiato sospeso. I muscoli del campione serbo tremavano. Pulsavano. Erano in un pieno di fermento, tensione, vigore, vitalità, concentrazione.
Novak non tiene solo la racchetta in mano. Novak con la racchetta disegna il suo destino.
Dipinge linee perfette, colpi mirati come fossero missili. Dritti rovesci, rovesci dritti, tonfi secchi, cupi, potenti, incisivi, profondi.
Una capacità e una concentrazione che gliele vedi negli occhi. Nel volto. Nelle gambe. Nelle mani. Mentre l’altro era affaticato lui non si scomponeva per nulla. Palleggiava quella pallina prima di ti**re diecimila volte. Testa ferma. Occhi fissi. L’avversario lo porta allo sfinimento.
E poi quelle falcate, quelle falcate per parare i colpi. Si allunga per tutto il campo che pare non faccia nemmeno sforzo. Ma lui lo sa quanta fatica si fa. Nato a Belgrado, all’età di 12 anni a causa della guerra civile dovette fuggire dal suo Paese. Quando era piccolino i suoi avevano una pizzeria. Davanti c’erano dei campi da tennis. E fu lì davanti che cominciò a giocare. Un’insegnante lo notò e convinse i genitori a investire su questo ragazzino. “Farà tanta strada”, disse.
Sì, e di strada ne ha fatta. Nonostante tutti i problemi affrontati, è diventano uno dei migliori tennisti di tutti i tempi.
Al colpo decisivo che ha sancito la sua vittoria a Parigi, si è inginocchiato sul terreno rosso, si è portato le mani al viso e ha iniziato a piangere. Il pubblico era in delirio: Djokovic è già storia.
Si è fatto il segno della croce. Tremava per la commozione per la gioia per la fatica per il sudore. Dietro a quei cinque minuti di pianto c’era la scarica potente di quattro anni di inferno. Poi, fregandosene di tutto, ha preso ed è salito sopra le tribune. È andato lì dove era la sua famiglia.
Piangeva come un bambino, mentre abbracciava sua figlia. E questa è l’immagine più bella.

Di: Serenella Bettin

08/08/2024

Quando il Titanic affondò, portava a bordo il milionario John Jacob Astor IV. Il denaro del suo conto bancario era sufficiente per costruire 30 Titanic. Tuttavia, di fronte a un pericolo mortale, scelse ciò che considerava moralmente corretto e rinunciò al suo posto su una scialuppa di salvataggio per salvare due bambini spaventati.
Il milionario Isidor Straus, co-proprietario della maggiore catena americana di grandi magazzini "Macy's", che era anche sul Titanic, disse:
"Non salirò mai su una scialuppa di salvataggio prima degli altri uomini".
Sua moglie, Ida Straus, si rifiutò anche lei di salire sulla scialuppa di salvataggio, cedendo il suo posto alla sua nuova domestica, Ellen Bird. Decise di passare i suoi ultimi momenti di vita con suo marito.
Questi individui ricchi preferirono rinunciare alla loro ricchezza e persino alle loro vite piuttosto che compromettere i loro principi morali. La loro scelta a favore dei valori morali ha messo in evidenza la brillantezza della civiltà umana e della natura umana.

22/07/2024
21/07/2024

"Un giorno lo presi in disparte e gli dissi: 'André, non te la prendere, ma ti devo cambiare ruolo, io voglio accrescere la qualità del nostro gioco perché tu hai i piedi buoni. Nel calcio conta la qualità, ma te hai anche senso tattico, sai come ti devi muovere. Finora hai fatto la mezza punta, adesso ti chiedo di cambiare posizione, farai il playmaker davanti alla difesa, il regista arretrato…'
Pirlo rimase lì ad osservarmi con aria perplessa e mi disse: 'Mister, ma così io finirò per fare pochi gol'.
Io gli risposi: 'Andrea, fidate di me. Tu sei un giocatore che deve dirigere il gioco, non puoi stare con le spalle rivolte alla porta come un attaccante, tu sei come uno che ha la vista perfetta e invece vorrebbe tapparsi gli occhi, e nun te preoccupà, vedrai che qualche gol lo farai anche tu e con questa posizione entrerai nella storia del calcio'.
Dopo pochi mesi fece un lancio di circa 40 metri sul piede di Roberto Baggio, che dribblò con lo stop Van der Sar. Quel pomeriggio capii che avevo fatto centro. Avevo trovato la posizione ad un fenomeno del calcio italiano."

CARLO MAZZONE

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