09/02/2025
ancoraGAMBRINUSdAUTORE
ancora cultura al NUOVO GAMBRINUS
il locale multifunzionale by BirraStore
a Udine, viale Vat 64-66
VENERDI' 14 FEBBRAIO ore 20.30
letteratura e musica si incontrano
si incontrano Giappone e Friuli
una serata fusion delicata e cordiale
Ital yōkai, Storie di yōkai in Italia spiega se stesso con il sottotitolo, rispondendo alla domanda: Che cosa potrebbe accadere se uno yōkai, scelto a caso tra i numerosi e celebri fantasmi del folklore giapponese, capitasse, non si sa come, in Italia?
La cultura nipponica, intima agli yōkai, si fonde a scenari, personaggi e contesti italiani e regionali, a volte adattandosi ai contesti occidentali, altre rimanendo fedele a se stessa ed estranea e ostile alla regione in cui è trasposta.
Ogni volume contiene dieci racconti di genere fantastico, con sfumature d’horror e weird, ambientati in epoca moderna, uno per ogni regione italiana. In ogni storia, compare uno yōkai, che viene rivelato e descritto alla sua conclusione attraverso una breve descrizione, che getta uno sguardo anche ai media moderni.
Perciò, se il 70% dell’opera è letteratura e il 20% è saggistica, la rimanente parte va suddivisa tra arte figurativa, le illustrazioni delle creature disegnate dall’autore; poesia, con gli haiku in epigrafe e puro divertimento, con due mappe del tesoro che offrono indicazioni su citazioni letterarie e musicali nascoste tra le pagine.
C’è spazio anche per le sorprese, rivelate ai soli lettori, e per una estensione digitale che oltre a mostrare le illustrazioni e svelare le soluzioni della caccia al tesoro, offrono altre storie inedite, sia in italiano, sia in lingua friulana.
Nel volume turchese sono raccolti gli spiriti più giocosi e vivaci, legati all’aria, all’acqua o agli oggetti inanimati, quasi mai pericolosi. Le regioni che fanno da scenario alle storie sono Lombardia, Friuli, Sicilia, Veneto, Valle d’Aosta, Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Sardegna e Liguria.
Nel volume porpora si possono incontrare gli spiriti più terreni e fiammeggianti, di indole sanguigna e decisamente poco raccomandabili, anche se non sempre letali. Le regioni che offrono il loro palcoscenico sono Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Campania, Marche, Molise, Calabria, Puglia e Umbria.
Gotes, il nuovo album di Alvise Nodale: canzoni adatte a ogni tempo
Alvise Nodale è un cantautore che si è affermato nel panorama della musica d’autore friulana grazie al suo innato talento e alla raffinatezza delle sue canzoni, per lo più espresse in marilenghe, variante carnica. Lo abbiamo già incontrato intervistandolo in occasione dell’uscita dei suoi album “The dreamer” e “Zornant”, che hanno seguito il suo bellissimo disco d’esordio “Conte flame”. Alla soglia della trentina il cantautore carnico, che con Lino Straulino e Alessia Valle ha fondato il trio Villandorme, è riconosciuto come il legittimo erede dei grandi esponenti della musica popolare regionale. Ha collezionato una serie di collaborazioni con altri artisti, tra le quali ricordiamo quelle con Lino Straulino, Cinque Uomini sulla Cassa del Morto, Nicole Coceancig, l’ensamble Lis lotis dal Cormor e anche con l’autore di questo articolo. Racconto spesso di essermi definito fin dai suoi esordi uno dei suoi più grandi fan: ogni volta che lo ascolto le emozioni corrono veloci. Nel 2023 si è imposto all’attenzione nazionale vincendo le rassegne artistiche “Mille anni al mondo mille ancora” nell’ambito del Festival Frattempi e il concorso “New Sounds of Acoustic Music”. Edoardo De Angelis, già produttore artistico di Francesco De Gregori e Sergio Endrigo, ha accompagnato Alvise nella costruzione di una nuova raccolta di canzoni inedite in friulano dal suggestivo titolo Gotes, pubblicato dall’etichetta Il Cantautore Necessario e distribuito da Egea Music. La produzione esecutiva è stata curata da CulturArti. Secondo De Angelis Alvise Nodale è un artista vero, vale a dire fuori dal tempo, e quindi adatto a ogni tempo. La sua è un’offerta generosa, di sentimenti, di vita, di linee melodiche, di ricercate armonie e del suono della sua lingua che non si presenta come un limite ma come una caratteristica, una straordinaria particolarità, una ammirevole distinzione personale. La raccolta è composta da dieci brani (dieci gocce) che, con la consueta intimità, raccontano di fragilità, dubbi, amori e tormenti esistenziali. Le sonorità sono acustiche, il disco è stato registrato quasi per intero in presa diretta al Master Studio di Massimo Passon. Alvise (chitarre, percussioni, harmonium indiano e voci) è stato affiancato da Stefano Cabrera al violoncello e da Flavia Barbacetto alle voci. Interventi essenziali e di grande spessore artistico. La pregevole grafica, in perfetta sintonia con i contenuti artistici dell’opera, è stata curata da Elena Cacitti, il design e l’impaginazione da Pietro Brunetti.
L’apertura di Gotes è affidata a L’ore (l’ora), che propone un mix di stili: l’arpeggio è all’americana, ma l’impronta è una ballata alla De Andrè: “Datemi un campanile che indichi l’ora / quella sbagliata del mio cuore / Datemi il peso che è nell’aria / e una falena per uscirne / Datemi un posto o un’altra storia / vicino al cielo è più sicuro che ci siano attimi / in cui si alza il tramonto”. Lontan (lontano) è un classico brano alla “Alvise Nodale”, sorretto da una melodia che contiene tutti gli elementi che fecero dire a Jean Wiener: “Se una canzone non è un motivo – linea melodica, semplice, simmetrica, logica, costante, accessibile e che si ricorda subito – non è veramente una canzone”. Un pezzo bellissimo. Così come la terza traccia Sunsur, a mio avviso il più bel pezzo scritto da Alvise. Ha atteso Gotes per inciderlo, ma lo ha cantato in diverse occasioni, anche al Folkest, senza mutare una singola nota. Una canzone magica che tutti i cantautori friulani (ma non solo loro) dovrebbero ascoltare con attenzione. La quarta goccia, Ricuarts (ricordi) è l’ennesima perla del cantautore carnico, che non finisce mai di stupire nella sua ricerca di soluzioni melodiche apparentemente semplici ma in verità frutto di una sensibilità e talento al di fuori del comune. “Ci sono parole per sentirsi figli / e altre per capire / che non c’è foglia senza radice / per quanto chiami il vento / Vaghiamo / cercando un nuovo dove / e quel luogo in cui tornare lo chiameremo ricordo”. Qui va sottolineata la singolare poeticità dei testi di Alvise Nodale, che troppo spesso passa in secondo piano a chi ascolta i suoi brani. Gotes (gocce) è uno strumentale che rappresenta bene lo stile chitarristico dell’autore. Se… contiene alcuni crescendo con doppia voce sorretti magistralmente dal violoncello di Stefano Cabrera. La raccolta non contiene canzoni minori, la qualità è costante: le canzoni sono, parafrasando un’osservazione di un critico musicale, solide come i mobili di legno di una baita di montagna. Cuintrevint (controvento), cantata a voce bassa, richiama atmosfere alla Nick Drake e racconta di esistenze costellate da sogni lacerati. Invier (inverno) è sorretta da un bell’arpeggio in un crescendo musicale che coinvolge un sublime arrangiamento di archi e la voce di Flavia Barbacetto. Il spieli (lo specchio) e la bellissima Un ati mar (un altro mare) chiudono un album che segna una nuova data zero nella musica d’autore friulana: un potente ritorno alla melodia, la reazione al modernismo a tutti i costi, un consapevole rifiuto di assecondare le mode del momento. Gotes è un’opera che richiede attenzione all’ascolto e la merita, cosa rara nei nostri giorni. Citando nuovamente Edoardo De Angelis, le canzoni di Alvise Nodale sono adatte a ogni tempo.